giovedì 19 aprile 2012

Jacopo Nardi: lo sport fa bene...fatto con moderazione!







Jacopo Nardi, medico sportivo di professione e cintura marrone di brazilian jiu jitsu di casa Milanimal, è il direttore sanitario del centro di medicina dello sport di San Gottardo dove sta cercando di creare una struttura a misura di sportivo, ove si possa trovare tutto quello di cui un atleta ha bisogno.
Data la sua specializzazione in ortopedia e traumatologia dello sport abbiamo colto l'occasione per porgergli qualche domanda.

Ciao Jacopo grazie della disponibilità a rispondere alle nostre domande.

Ti abbiamo visto spesso correre sui tatami di gara (specialmente quello del Milano Challenge) per soccorrere gli infortunati, ci sono molti infortuni nel Bjj rispetto agli altri sport?

Direi che la percentuale degl infortuni è pari a quella degli altri sport da combattimento.
Traumi facciali, distorsioni capsulo legamentose alle ginocchia o alla caviglie. il bjj non ha una casistica particolare ed è sovrapponibile agli altri sport similari.

Sappiamo che hai avuto esperienze come medico in squadre di altri sport, a confronto con il nostro amato jiu jitsu mediamente gli infortuni sono più o meno gravi?puoi raccontarci qualche aneddoto?

Aneddoti? tantissimi..a Parigi negli anni 80 ero a vedere un mondiale di kick boxing ,stadio gremito. L'organizzatore al microfono annuncia che il medico non si era presentato e se un medico era tra gli spettatori,io mi ero presentato ed ho fatto il medico di ring per un evento straniero.
un 'altra volta ,quando ero medico dell'Hockey club Milano in serie A ,avevo rianimato sul ghiaccio un giocatore austriaco in coma. Quando la nostra squadra giocava a Varese le tifoserie erano scatenate e ,se uno dei nostri cadeva sotto la curva avversaria ,dovevo correre sul ghiaccio e beccarmi ogni roba sulla testa..che tempi!
Una volta per aiutare il nostro portiere ,durante una mega rissa mi ero levato la giacca e messo in posizione di guardia da boxe per fermare gli avversari.
Poi ho lavorato per 6 anni per le giovanili dell'Inter, in un torneo con la Primavera a Abu Dabi lo sceicco mi aveva detto che faceva bjj ed era cintura blu, io gli avevo detto che ero bianca e lui, da arrogante, aveva replicato che allora era più forte di me. 
Io incurante della sua posizione e delle guardie del corpo, lo avevo sfidato dicendogli di mettersi a terra e farmi vedere quanto era forte.


Il mondo del calcio è stato da poco sconvolto dalla morte di Piermario Morosini, purtroppo non è la prima volta che un atleta professionista di quel livello perde la vita in campo, puoi spiegarci come sia possibile che si verifichino questi eventi non ostante immaginiamo che questi atleti vengano sottoposti a numerosi e minuziosi controlli?

In Italia la prevenzione medico sportiva è ad alto livello ed ogni atleta agonista deve sottoporsi a visite di controllo annuali . In certi paesi la visita agonistica non è richiesta e certi giocatori non sanno magari di avere patologie cardiache silenti. il caso del povero calciatore sembra essere imputato ad un difetto cardiaco congenito.

Parlando di jiu jitsu, ha fatto molto scalpore l'infortunio avvenuto ad Andrea Verdemare nell'ultimo campionato europeo per la mala assistenza, negando al suddetto il trasporto in ambulanza fino all'ospedale non ostante il referto del pronto soccorso dica "frattura pluriframmentaria scomposta al III medio della diafasi omerale sinistra", non era davvero necessaria nessuna steccatura e poteva tranquillamente recarsi in ospedale in Taxi come suggerito dagli organizzatori?

La frattura di Verdemare è stato uno dei rischi che l'atleta deve accettare.
La cosa da recriminare all'organizzazione è stato il pessimo intervento dello staff medico. Avrebbero dovuto immobilizzare l'arto infortunato e chiamare un'altra autoambulanza per il trasporto dell'atleta al più vicino ospedale.

Oggi come oggi, sono molto in voga metodolgie di allenamento che portano allo stremo il fisico di un atleta come ad esempio il crossfit, non è pericoloso per il corpo umano lavorare sotto certi carichi?se si che rischi si corrono?

Il cross fit mi piace come concetto : è dinamico, vengono usati diversi gruppi muscolari ed è ottimo per ogni tipo di sport.
Negli anni 70-80 i maestri di boxe organizzavano un cross fit casareccio nelle palestre.
Saltavi la corda, picchiavi il sacco, alzavi un bilanciere e via...il cross fit è una versione scientifica e commerciale di quello che si è sempre fatto.
Mi fanno ridere i manager che arrivano in palestra si cambiano fatto 20-30 minuti d'inferno e tornano a lavorare.
E'questo lo sport del nostro secolo? così non mi piace.
Puro sforzo anaerobico che alza le resistenze periferiche e non rilassa il nostro corpo.
Meglio fare 20 minuti di lotta al 40 per cento come lavoro di coordinazione e per scaricare le tensioni.
Non parliamo poi delle gare fatte con i video..ma stiamo scherzando?
Vengo valutato per un video che mando alla federazione di cross fit...ridicolo.
Negli anni 70 -60 andava il culturismo alla Venice Beach ed adesso abbiamo il cross fit...il prossimo?


In definitiva lo sport fa bene al fisico e alla mente come si dice o è pericoloso?

Lo sport a livello amatoriale, cioè corsetta o giro in bici con gli amici non ha contro indicazioni ,ma se sei un professionista allora il discorso cambia. 
L'anno scorso abbiamo operato il mio amico e maestro Andrea Baggio per una grossa artrosi al gomito.
Andrea ha 32 anni, ma il suo gomito era quello di un settantenne. 
Non parliamo poi del dopping, male del nostro tempo.
Pensate che tanti ciclisti amatori, si doppano per avere migliori prestazioni quando escono la domenica con il loro club.
Recentemente è morto un industriale, famoso produttore di cioccolato, che prendeva l'epo e dormiva nella camera iperbarica...un embolo lo ha stroncato.
Lo sport agonistico fa male perchè porta gli atleti a dei livelli di allenamento che lasciano conseguenze alle articolazioni.
Il professionismo ti lascia tracce e, se sei pagato e lo sport è il tuo mestiere, allora devi essere sempre pronto ad entrare in campo e devi fare qualsiasi cosa per non perdere il posto da titolare e finire in panchina.
Visito spesso ragazzi di 12-14 anni che praticano sport agonistici per patologie rotuleeo lombalgie che spesso vedo negli adulti.
Se guardiamo gli ex atleti professionisti , sembra di vedere la cartella clinica di un paziente traumatizzato : legamenti lesionati ,tendiniti ..l'allenamento estremo fa male e quello che fai oggi lo pagherai in futuro.

Grazie mille per il tempo che ci hai dedicato.

mercoledì 18 aprile 2012

Torino Jiu Jitsu Challenge


Il Torino Jiu Jitsu Challenge è il più tradizionale torneo di Jiu Jitsu in Italia , nato nel Marzo 2007, 
arriva oggi nel 2012 alla sua VI° edizione con alcune novità che rendono il TJJC un appuntamento da non mancare per gli appassionati della ARTE SUAVE . 
Salutando l’ottima struttura di Via Plava (sede dei ultimi tre tornei ), questo anno la manifestazione si sposta al PALACOLLEGNO in Via Antica di Rivoli a Collegno-Torino che permetterà la messa in posa di 6 aree di lotta per agevolare lo svolgimento della gara.
 Segna punti elettronici (già utilizzati nella precedente edizione), e l'introduzione delle categorie divise per età , ADULTI , MASTER , e l’introduzione della categoria SENIOR.

Info e iscrizioni a: http://www.tjjchallenge.org/

giovedì 12 aprile 2012

Battle Ropes

Apriamo la rubrica dedicata alla Preparazione fisica con uno degli strumenti più utili per i praticanti di sport da presa : le Funi Navali (Battling,o Battle, Ropes).
L' allenamento con le funi è ciò che si avvicina di più, quanto a impegno muscolare, al lavoro compiuto durante un incontro di Jiu Jitsu o sport affini, è quindi uno dei lavori che consigliamo ad ogni lottatore di inserire nella propria routine. 
Fino ad ora le Battle Ropes sono uno dei metodi più intensi mai sperimentati che abbiano al contempo una elevato grado di funzionalità per chi pratica sport di contatto : 

Stavo cercando un modo per sostenere la forza,la rapidità e la potenza per periodi più lunghi” ha detto James Brookfield, lo Strongman che ha “inventato” questa nuova via.

Questa tipologia di lavoro non solo è altamente allenante, andando a migliorare la nostra Forza Resistente in maniera notevole, ma grazie all'assenza di carico (o quasi) sulle articolazioni si riduce il tasso di pericolosità a livello d'infortuni o traumi.

L'idea è abbastanza semplice: l'unica cosa di cui si ha bisogno è una fune di diametro compreso tra 30 e 50 millimetri, la cui lunghezza può essere compresa tra i 10 e 15 metri  e di un qualcosa a cui farla passare attorno.
Con questo semplice attrezzo è possibile fare diversi tipi di lavori i quali tuttavia si basano sempre sul semplice concetto di afferrare la fune alle due estremità e farla oscillare con un movimenti ritmico di braccia andado così a creare delle onde con la stessa. 
Naturalmente al variare della tipologia del movimento sussultorio delle braccia corrisponderanno onde di tipologia differente e con esse cambierà anche lo stimolo muscolare.

Ecco alcuni esempi :

Up&Down Waves = Afferrate la fune con presa supina e create delle onde muovendo simultaneamente le braccia dall’alto verso il basso.



Alternating Waves =  Sempre afferrando la fune con presa supina,creare delle onde dall’alto verso il basso,ma stavolta alternando le braccia.



In&Out Waves = Creiamo delle onde aprendo e chiudendo le braccia velocemente all’altezza delle spalle.



Jumping Slams = Mantendo la presa mostrata finora, saltare verso l’alto e nel punto di massima altezza sbattere violentemente la corda verso il basso atterrando in posizione di squat.



Tutti gli esercizi possono essere eseguiti anche con presa prona.

Il protocollo di allenamento più usato è il TABATA, ovvero 4 minuti di esercizio suddivisi in 20 secondi di lavoro alla massima velocità, seguiti da 10 sec.di pausa, il tutto ripetuto fino all'esaurimento del tempo totale (8 serie).

E' tuttavia molto utile anche inserire una stazione di Battle Ropes, che può durare da 30sec. a 1 minuto, all'interno di un circuito specifico di più esercizi.
Per familiarizzare con questo strumento è consigliabile un percorso con i 4 esercizi mostrati, eseguendoli per 20 secondi ciascuno senza pausa, con un recupero finale di 1 minuto per poi ripartire e ripetete la routine dalle 3 alle 5 serie.


A cura di ANDREA COVA

domenica 8 aprile 2012

La periodicizzazione della preparazione!

Con il passare del tempo il jiu jitsu barsiliano tende a divenire sempre più un sport professionistico poichè gli atleti che ne fanno un "lavoro" dedicandosi perciò solo ad allenarsi e competere sono in una costante crescita, sia all'estero che in Italia.

Questo fa si che ci si possa allenare più volte al giorno e seguire ritmi differenti dall'amatore con l'intento di confrontarsi con i super campioni che oggi dominano la scena delle competizioni.
La naturale conseguenza di questo è stata l'introduzione della "preparazione fisica" nella routine di allenamente di chi desidera perseguire tale scopo e, all'insorgere di questa esigenza, sono spuntati fuori centinaia di preparatori e altrettanti attrezzi e metodologie esotiche su come si prepara un atleta.
Ma come ci si prepara davvero?
Esistono delle linee guida su come si programma l'allenamento fisico nell'arco di una stagione agonistica?
Ebbene COMBATE! vi propone alcune linee guida su come è possibile organizzare la propria stagione:

La preparazione di ogni atleta dovrebbe essere ben studiata e programmata sulla base degli obiettivi dello stesso e sopratutto in base proprio calendario agonistico.
Per semplificare questo arduo compito è utile suddividere il periodo di preparazione in Macrociclo, Mesociclo e Microciclo tenendo sempre presenti gli obiettivi che l'atleta si prefige.

Il Macrociclo di allenamento è rappresentato dall’intervallo di tempo che va dall’inizio della preparazione generale, fino al termine delle gare, compreso il periodo di riposo post agonistico.
Tale intervallo può essere suddiviso in periodo preparatorio, periodo agonistico e periodo di rigenerazione.
Il primo periodo è costituito dalle tappe generale, fondamentale e speciale; il secondo coincide invece con il periodo di gara; il terzo periodo (di rigenerazione) ha lo scopo di far recuperare all’atleta le energie spese, soprattutto durante la stagione agonistica.

Le varie tappe di allenamento sono a loro volta suddivise in Mesocicli e Microcicli.

Come dice la parola stessa, il Mesociclo dura solitamente un mese di preparazione ed è caratterizzato dall'omogeneità degli obiettivi di allenamento, per cui all'interno del macrociclo annuale si possono disporre diversi mesocicli come ad esempio un mesociclo per lo sviluppo della forza o mesocicli per la crescita muscolare.

Il mesociclo a sua volta è suddiviso in microcicli.
Il modello tipico del Microciclo è invece la settimana di lavoro. Il microciclo è tuttavia variabile in relazione al numero di elementi costitutivi dell'allenamento di un determinato mesociclo: più essi sono frequenti e più giorni durerà il microciclo.
La durata del microciclo può variare molto, di solito da 2 a 7 giorni. Nel caso in cui duri 7 giorni, si parla di microciclo settimanale di allenamento, che é frequentemente adottato soprattutto per motivi di praticità.


Nello specifico, per strutturare un microciclo bisogna considerare i seguenti fattori:

1) l'entità dei processi di affaticamento determinati da ciascuna seduta;
2) il tempo di recupero che le specifiche fatiche richiedono;
3) l'effetto cumulativo di fatica di alcune sedute (anche con sollecitazioni di differenti sistemi funzionali);
4) l'intensificazione dei processi di recupero che determinano esercizi di debole intensità dopo sollecitazioni elevate;
5) le variazioni di capacità di lavoro con impegno di specifiche qualità fisiche nel corso di due o tre sedute consecutive con sollecitazioni di diversi sistemi funzionali.

TIPOLOGIE DI MICROCICLO

GRADUALE: È caratterizzato da un debole livello di sollecitazione.

DI SVILUPPO: Caratteristiche principali: elevato volume a media intensità; alta intensità e medio volume.

DI CHOCK: Grande volume con elevato livello di sollecitazione.

DI APPROCCIO: Ovvero di preparazione alla gara.

DI RECUPERO: Questo microciclo ha la funzione di recuperare da un microciclo di chock, oppure al termine di un ciclo agonistico.

AGONISTICO: Viene organizzato in funzione della programmazione delle gare.

Data ora la struttura da dare alla propria preparazione è facile evincere che dipente in tutto e per tutto dagli obiettivi che ci si prefige, ad esempio chi è all'inizio dovrà dedicari per alcuni mesocicli alla preparazione generale al fine di poter costruire un fisico idoneo alla pratica sportiva del jiu jitsu e solo in prossimità della gara passare ad una fase di preparazione detta speciale volta a finalizzare e quindi raffiniare le qualità atletiche acquisite (forza, resistenza, velocità...) in accordo con gli sforzi e gli stress a cui si viene sottoposti nel caso specifico della gara e solo in prossimità di essa passare al microciclo di recupero.
Chi invece posside già qualità atletiche apprezzabili avrà un periodo breve all'inizio del proprio macrociclo detto di mantenimento o sviluppo nel quale in base alla scelta di mantenere la propria categoria o con l'intento di cambiarla porterà il fisico alle condizioni da lui scelte in maniera graduale per poi passare ai mesocicli di preparazione specifica nei quali curerà con maggiore attenzione le caratteristiche che desidera affinare.

Insomma un preparatore che si rispetti deve per prima cosa conscere voi e i vostri obiettivi e insieme programmare la la vostra stagione.

E tu come ti prepari?

martedì 3 aprile 2012

Il jiu jitsu in rosa: Serena Gabrielli

Seppur il jiu jitsu stia avendo sempre più un espansione demografica in tutto il mondo, un fenomeno che con fatica si sta affermando è il jiu jitsu femminile.
Se si parla con vecchi maestri (e purtroppo spesso anche con maestri di oggi) di questo argomento si può sentire una vena maschilistica, sembrano quasi non volute.
Ad oggi ancora ci sono tornei in cui le donne si trovano a combattere in sole 2 categorie di peso e solo recentemente nei tornei della IBJJF è stata separata la categoria delle cinture marroni dalle cinture nere.
Tutto questo testimonia e giustifica una carenza di donne in questo sport, eppure in uno sport in cui la tecnica è il fattore differenziale tra un atleta e l'altro sono proprio le donne che, non potendo contare sulla prestanza fisica di un uomo, spesso si trovano a sviluppare un jiu jitsu più raffinato.

Noi siamo andati ad incontrare Serena Gabrielli, atleta pluridecorata del team Cyclone,  per sapere di più sul movimento dei kimoni rosa:

Ciao Serena, puoi presentarti?
Salve a tutti mi chiamo Serena e sono nata a Roma 25 anni fa. La mia vita è sempre stata incentrata sullo sport perché per fortuna i miei genitori mi hanno permesso di praticarlo sin da quando avevo sei anni. Anche a scuola non vedevo l’ora di fare educazione fisica cercando di dare il meglio nelle discipline studiate: dal lancio del peso alla pallavolo. All’ età di 18 anni mi sono avvicinata alle arti marziali per poi approdare al Jiu Jitsu Brasiliano.

Da quanto tempo ti alleni?
Ho conosciuto il Jiu Jitsu Brasiliano nell’estate del 2009 e da 3 anni a questa parte lo pratico assiduamente tutti i giorni e anche più volte al giorno!

Quali sono le difficoltà che hai incontrato in questo sport?
Le difficoltà che ho incontrato da quando ho cominciato per fortuna non sono molte. Sicuramente a livello tecnico perché esistono innumerevoli tecniche con altrettante varianti, per non parlare dei minimi dettagli di ognuna di esse.
 La difficoltà più grande però è stato il forte maschilismo che caratterizzava il team dal quale il mio mestro ha deciso di staccarsi recentemente per altri motivi. Mi ricordo che quando ho cominciato ero l’unica ragazza che frequentava perché tutte le altre dopo una lezione di prova fuggivano  a gambe levate disgustate dal troppo “testosterone” presente in sala! Inoltre era difficile allenarsi seriamente perché a parte qualche compagno con un po’ di cervello, in pochi volevano lottare con me perché pensavano che le donne dovevano stare in cucina. 
Roba da matti!! 
A tutto questo però devo darne atto perché mi ha dato la forza di non mollare e mi ha reso più forte.

Com'è la situazione del tuo team, quante ragazze ci sono?
 Nel team Cyclone, creato di recente dai maestri Andrea Verdemare e Simone Franceschini, per fortuna le cose sono cambiate. Quello che caratterizza ora le lezioni è il Jiu Jitsu: la tecnica, l’agonismo e l’amicizia. Inoltre adesso ci sono molte più ragazza che frequentano, 4 solo nella sede centrale di Roma dove mi alleno anche io.

Cosa ti piace di più in questo sport?
In questo sport non c’è una sola cosa in particolare che mi piace più delle altre, perché mi piace tutto: dal riscaldamento, alla tecnica, alle lotte ma anche alle vittorie e le sconfitte in gara che ti fanno tornare in accademia con la voglia di migliorarsi.




Chi sono i tuoi idoli in questo sport?
Non ho un vero e proprio idolo anche perché  è facile idolatrare un campione solo perché vince sempre o perché fa delle tecniche mirabolanti. Diciamo che personalmente mi ispiro a diversi atleti. In primis ai miei insegnati che mi seguono tutti i giorni. Parlando dei grandi campioni mi ispiro a Malfacine, Rubens "Cobrinha" Charles e Rafael Mendes. Nel campo femminile i miei punti di riferimento sono Leticia Ribeiro, Michelle Nicolini e Luanna Alzuguir.

Cosa ne pensi delle donne nelle MMA?
Purtroppo non seguo molto le MMA perché personalmente non mi piacciono soprattutto se praticate dalle donne.

Vuoi dare qualche consiglio alle ragazze che si accostano a questa disciplina?
L’unico consiglio che posso dare alle ragazze che si avvicinano a questa disciplina è di non mollare, di tener duro anche se la strada sembra sempre più in salita.

Grazie mille per la disponibilità e lo staff di COMBATE! ti augura buona fortuna per tutte le tue nuove sfide!